Una rivoluzione in atto?

Chi già certe cose le intuiva, adesso (almeno per adesso) le sa. Chi – forse con troppa disinvoltura, ma si sa, i rivoluzionari, o si espongono al 100% o ci giocano, in quel ruolo – ha voluto (e potuto!) divulgare al mondo le verità di coloro che per i “Grandi del mondo” osservano e valutano, credo abbia svolto un grande servizio all’idea magari utopica di una informazione aperta e corretta. In un’utopia di mondo al di sopra degli Stati, magari; dove la comunicazione (e quindi, la sincera informazione senza confini, retoriche e ipocrisie) è il filo trainante e legante le tante realtà, culture e apparenti diversità che nella vita reale sembrerebbero separare in isole distanti quello che ancora per molti di noi è il “pianeta uomo”.

A dire il vero già nei meccanismi della Rete questa Utopia è realizzata. Quando opinioni, consigli tecnici e non, botta-e-risposta di individui fatti parola-e-pensiero guizzano all’istante rimbalzando e liberando dal rigore di matematiche consuete le percezioni usuali di spazio-tempo, quando l’esperienza dei milioni di internauti dell’era attuale sorpassa inutili barriere nazionali e anche linguistiche e costruisce nella pratica quotidiana ciò che tanti teorici del vivere fraterno avevano sognato, ecco che qualcosa di nuovo si crea. E posso intuire allora che proprio in questo mondo dilatato, dalla mente di qualcuno sia potuto nascere un progetto, qualcosa di inverosimile o di pazzesco secondo il metro comune ma che in realtà è naturale conseguenza di questo processo di “liberazione” in atto.

Julian Assange, ha fatto un passo troppo azzardato per questa epoca? I tempi e i momenti della sua azione erano quelli giusti? Nel futuro che verrà lo sapremo meglio. Ma sempre nel futuro che verrà, probabilmente il suo nome sarà associato a quello di altri personaggi che nel passato hanno cambiato per sempre i percorsi dei loro popoli, penso a Nelson Mandela, a Gandhi. Per il “popolo della Rete” di oggi, nel mondo dilatato senza confini a cui siamo già abituati a stare, l’azione di Wikileaks sa di scrollone benefico atto a toglier di dosso dal vecchio mondo giochi di bugie, ipocrisie e violenze che noi “nuovi cittadini” non possiamo più accettare. Una “rivoluzione” senza spargimento di sangue e che dovrebbe rasserenare quanti tra i Potenti sanno di avere agito con trasparenza e senza intrighi. E se le Ragioni di Stato vollero decidere altrimenti, perché non cambiarne le regole? E se i profondi interessi di tanti leader assommano potere e conquista economica globale danneggiando popoli ed ecosistemi, perché non darne notizia nei dettagli?

Nel mondo della comunicazione globale si finisce per saper tutto di tutto. Finzione e ipocrisia non vanno più tanto lontano. E magari è un bene, per noi cittadini del mondo e della Rete, consapevoli, preoccupati e allarmati per le sorti del nostro piccolo e popoloso pianeta. E se questo ha le sembianze di una rivoluzione in atto, why not?

NOTA: questo articolo è pubblicato come Altro Editoriale
nel sito www.peacelink.it
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E’ democratica la Rete?

E’ di sicuro una delle domande più “gettonate” in questi ultimi tempi, dai “navigatori” della Rete e non. Qual’è la situazione attuale e i possibili sviluppi di questo spazio virtuale (e vitale per tanti di noi), nella crescita inarrestabile di domini e users, .com e luccichii multimediali? E con la tendenza, da parte di alcuni governi anche “democratici”, a voler trasformare Internet in qualcosa di diverso rispetto a ciò che è sempre stata?

Di tutto questo, e anche di più, si discute nell’interessante conferenza-dibattito tenuta lo scorso 9 settembre a Firenze, nell’ambito del 9° incontro nazionale di Emergency. Un evento che non passa inosservato.

Ospite illustre: Stefano Rodotà, giurista e per lungo tempo Garante della Privacy in Italia. Partecipa il giornalista Arturo Di Corinto. Moderatore Maso Notarianni di Peacereporter.

Buona visione!

 

N.B. Dal sito di Peacereporter, vedi anche Democrazia in Rete, l’utopia possibileChe descrive quanto discusso nell’incontro, con maggiore dettaglio di quanto qui segnalato.

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Comma ventinove

MonoscopioNon sparate sul giornalista!

… E neanche sul blogger, per favore!

Sembra non avere grossi freni (salvo qualche ritocco) la legge già approvata in Senato, che stravolgerebbe (… stravolgerà?) tutto quanto è da noi, poveri Italiani, informazione.

Anche se c’è chi ne vorrebbe terminare l’approvazione alla Camera con calma in settembre, il signor B freme per la più rapida possibile conclusione dell’iter. Chissà, magari prima della fine dei Mondiali, confidando sulla distrazione di noi popolo di poeti artisti e … tifosi?

Certo all’occhio superficiale del cittadino qualsiasi (e soprattutto, all’occhio abituato alla visione standard dei soliti Tiggì) la legge è necessaria: troppi giornali – e troppe trasmissioni TV – frugano senza ritegno sui fatti di gente potente, addirittura di chi ci governa!

Ma è scandalo il far conoscere, o è scandalo il lasciar fare senza che nessuno ne sappia, se son fatti oscuri, contorti, che portano alla scoperta chiara di reati, che investono chi dovrebbe essere onesto, trasparente, perché al servizio di tutti noi?

E tra le righe (è un vizio questo già apparso in altri progetti recenti) ecco qualcosa che vuol chiudere la Rete, o meglio, allineare il comportamento di siti e blog a quanto dovrebbero adeguarsi le redazioni dei giornali. Appunto, il comma 29 nell’articolo 8 del DDL…

Per ignoranza dei meccanismi diversi rispetto all’informazione su carta o TV? O per consapevolezza (ahinoi!) che il popolo della Rete oramai “fa numero” e costituisce alternative valide nel diffondere notizie (anche ciò che si vorrebbe far tacere), e soprattutto, opinioni, al di sopra dei poteri oramai limitati dei media tradizionali? Se l’obbligo di rettifica entro 48 ore (pena multe di decine di migliaia di euro) è fattibile in una redazione giornalistica, come faranno invece i bloggers, spesso usi ad aggiornare i propri siti web a distanza di giorni o ancor più di rado?

P.S. Non c’è il solo bavaglio, il “non far conoscere”: la legge creerà meccanismi incredibilmente macchinosi e limitanti per chi deve indagare (c’è chi dice addirittura che si sta facendo un grosso regalo alla mafia). E temo che nonostante la forte mobilitazione contraria alla legge (anche all’estero, anche in seno alla stessa maggioranza) alla fine il signor B la spunterà.

A questo punto spero solo di essere un pessimista…

P.S. Come qualcuno avrà notato, casamia.org ha aderito il 9 luglio all'”imbavagliamento” del sito per un giorno. Qui la pagina che ha sostituito il blog…

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