I have a dream

Sembra scritto adesso, ma è del 2010!


Io ho un sogno. E con me, una moltitudine di persone, qua in Italia – forse, non la maggioranza, ma tanti davvero sì.

Abbiamo un sogno: che la sporcizia, lo schifo che via via arriva dalle notizie riguardanti chi ci governa, alla fine possa mondarsi. Che lo Stato di diritto ritorni ad essere prevalente in un Paese dove il potere sui media è diventato il principale artefice della propaganda alla vigilia delle prossime elezioni. Che la Costituzione rimanga com’è, e diventi verbo di vita civile più che nemico da combattere e da adeguare al credo di un liberismo assoluto.

We have a dream. Give us a chance to make it real!

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Ritornando dai confini orientali

Certo, c’è storia e storia. C’è la storia che si impara a memoria, date ed eventi in noioso elenco dai libri scolastici – che tanto varrebbe leggere “fuori orario” da qualche manuale – e c’è quella che si apprende in modo più concreto e appassionato, quasi da giornalismo investigativo, attraverso percorsi didattici sviluppati da docenti illuminati e da allievi coinvolti e interessati.

Questo è quanto inizio ad appuntare nel web, uscito fresco da un’esperienza che è risultata coinvolgente e appassionante anche al sottoscritto cronista, ritornato anch’esso – seppur in modo virtuale – dai “confini orientali” che si formarono tra Italia e l’allora nascente Yugoslavia al termine dell’ultimo conflitto mondiale. E intrecciando il racconto con ricordi anche personali (sì è vero, le mie origini partono anch’esse da lì!) nella tragedia che colpi le popolazioni italiane residenti da secoli in quei luoghi poi spartiti tra i vincitori e affidati al potere di Tito.

Un “giorno del ricordo” che da pochi anni esce dall’oblio,  su vicende che furono oggetto anche di strumentalizzazioni e ricostruzioni di parte. Anche per questo, per capire coinvolgendosi nella storia, ecco la “gita scolastica” molto particolare, organizzata dal prof. Dell’Olio dell’ISIS “Leonardo da Vinci” di Firenze e dai suoi studenti. Un tour a prima vista turistico ma che ha potuto incunearsi nella vita e nelle memorie di quei luoghi, arrivando alla fine ad un risultato concreto: un libro di prossima pubblicazione.

“Nemico del popolo”, ecco il suo titolo. La storia di un italiano comunista, idealista, antifascista, perseguitato dal fascismo ai tempi di Mussolini ma anche, poi, dal regime instaurato laggiù all’arrivo di Tito. Da un “comunismo” che sbriciola il suo ideale per cui egli ha combattuto e sofferto, e che nello stesso tempo distrugge quanto della cultura e tradizione istriana e “veneziana”, in quelle terre ancora prova a sopravvivere.

Ospiti della conferenza, oltre al prof. Dell’Olio attento moderatore e ai suoi allievi, l’esule rovignese Giuseppe Devescovi, adesso a Firenze ma con una vita ricca di ricordi (e segnalo come tanti ex-istriani  o dalmati si trovino nella città toscana, fuggiti come tanti e qui insediati soprattutto nella zona Oltrarno dell’Isolotto), e il prof. Roberto Spazzali, invitato da Trieste come co-autore di un altra pubblicazione in tema, “Istria Quarnero Dalmazia” (edita dalla Libreria Editrice Goriziana e dall’IRCI), documento didattico che ripercorre le tappe della regione, fin dall’antica appartenenza alla Repubblica Veneta e poi via via in avanti, attraverso le vicende dei due conflitti mondiali che ne ridisegnarono profondamente i confini.

Scuola e non solo. Il gruppo di studenti dell’ISIS di Firenze ha nuovamente fatto centro in un’iniziativa culturale che disegna in modo diverso la formazione didattica (ricordo un precedente incontro, svolto nell’anno passato, in cui si esaminavano in modo sia didattico che critico i pro e i contro della recente nuova spinta al “nucleare civile”). Sono momenti da valorizzare e da ripetere (e chissà che non diano un buon esempio anche ad altri docenti illuminati!) capaci di rendere in definitiva l’allievo più attento, maturo e interessato alle problematiche dell’epoca attuale, oltre che consapevole (come in questo caso) che per conoscere non basta l’apprendimento ma, se possibile, anche l’esperienza diretta. Il racconto e la testimonianza di chi ha vissuto le complesse vicende della nostra fragile Italia, nell’immediato dopoguerra e fino a oltre gli anni 50, è qui diventato terreno fertile per un lavoro di indubbio valore civico.

N.B. L’articolo originale è pubblicato nel sito di Peacelink. Qui trovate la pagina delle immagini.

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Io sto con l’imam

C’era da aspettarselo. Le pesanti critiche della Lega al cardinale Tettamanzi, arcivescovo di Milano, non stupiscono più di tanto, ma semmai, amareggiano. “Ma è un vescovo o un imam?” titola La Padania in risposta al suo “discorso alla città” in cui levava l’indice su amministratori e istituzioni non più favorevoli all’accoglienza ma alla repressione.

Certo arrivano tempi duri anche per la Chiesa, almeno per quella parte di Chiesa che maggiormente agisce secondo la genuinità del messaggio di Cristo. Che non si formalizza su aspetti esteriori, quali che siano, ma va al sodo, al concreto di un amore universale che non guarda alla razza né alla provenienza, né tantomeno all’italianità o meno delle persone. La cui “tradizione” risale non ai tempi della Padania ma a quelli ben più remoti delle vicende di quella Palestina lontana, con un Cristo errante, anticonformista, vagabondo senza un tetto su cui posare il capo…

Ecco: in fondo, è questa la Chiesa che preferisco. Anche – e soprattutto – se diventa una Chiesa perseguitata, anziché una Chiesa del potere.

Io sto con “l’imam”. E voi?

Nota: Leggi anche il comunicato stampa Pax Christi Italia esprime solidarietà al card. Tettamanzi

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