Noi che siamo i piccoli

Un’altra riflessione dopo le vicende luttuose che hanno iniziato a insanguinare anche alcuni di noi, persone della nostra stessa Italia.
Noi italiani che spesso pensiamo di “restar fuori” dall’odio del mondo, per la nostra stessa indole “pacifica” (o pacioccona?), eccoci coinvolti alla pari in vicende che sembrano più grandi di noi.
E ancor più se siamo persone comuni, piccoli uomini che sembrano non contar nulla nei giochi di potere e di supremazia mondiale che incendiano sempre più il pianeta.

Eppure…

NOI CHE SIAMO I PICCOLI

Noi che siamo i piccoli
piccole menti profondi pensieri
Noi che siamo i piccoli
piccoli gesti gocce d’acqua nell’oceano.

Piccoli individui noi
una grande dote ancora
individui e non massa forgiata per odiare

Cuore di carne vita e amore
parole ignorate dal potere
ma vive nei piccoli
Moltitudini
milioni di cuori.

L’alba è lontana ma
il tunnel della notte
un giorno aprirà
spalancate porte di luce

Per abbracci multicolori
e occhi di lacrime represse
e sorrisi di umano specchiare
l’un l’altro davanti
liberi.

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Croci, crocifissi e chi più ne ha più ne metta…

Ma che tristezza…! A leggere le notizie dai giornali, e i commenti dalle mailing list politiche che frequento, sembra che l’argomento principe di questi giorni (manco fossimo a Ferragosto, e coi giornali poveri di cose importanti da raccontare) sia la vicenda stranota del Crocifisso da rimuovere da una scuola con ordinanza del tribunale, poi la sospensione dell’ordinanza, e infine – questa sì notizia gustosa! – la costruzione a tempo di record, di fronte alla scuola, di una grossa croce metallica su basamento in mattoni, come monito della vicenda ai posteri…Ma siamo matti? Ritorniamo al medioevo? Alle guerre di religione e ai vituperi incrociati tra cristiani (?) e musulmani (?), e ci aggiungo anche qui il punto di domanda visto che il tal Cristo è venerato pure da loro come grande profeta…
… Quando lo stesso Cristo raccomandava di guardar le cose nel profondo, e non fermandosi ai segni… quando croce è qualcosa che dentro di sé dev’essere coltivata come spinta al cambiamento di mentalità, dall’egoismo “naturale” dell’uomo al servizio per gli altri “senza se e senza ma”…

Ma come spesso accade, è più facile impuntarsi su una bandiera (di stoffa o di legno, sempre bandiera è) piuttosto che rimboccarsi le maniche e risolvere diversità e ingiustizie mettendo in gioco magari sé stessi .

inserisco dei link ad altre riflessioni:

Crocifisso pret-a-porter, non fermiamoci ai segni, dice Carlo Gubitosa.Un’intervista a Massimo Cacciari da “L’Unità”.E, cliccando su “Leggi tutto”, un bel documento di don Tonino Bello, una riflessione su questa “croce” che alla fine porta, con lo scrivere tipico di lui poeta, a una luce di speranza, anche a chi in una croce di dolore vi è magari atrocemente ingabbiato.

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Collocazione provvisoria

Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un grande crocifisso di terracotta. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: collocazione provvisoria.
La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.

Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce, non so quella di Cristo.

Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella.
Animo, tu che provi i morsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire.

Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Il Calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio.

Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce.
C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo. “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra.

Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo.

Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio.

Coraggio, fratello che soffri. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.

(da Alla finestra la speranza, Antonio Bello)

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Collezione che passione?

Ludwig van Beethoven si stupirebbe se vedesse le sue opere causa di diatribe infinite nelle aule dei tribunali, o di arresti di ragazzini con pene simili a quelle comminate a ladri, stupratori od omicidi.
Ma niente paura…
Forse un pensiero in controtendenza, dopo il gran parlare di libertà digitale e delle presenti o future repressioni irragionevoli nei confronti dei “pirati musicali”…
Però pensiamoci su… vale proprio la pena di…?


Ludwig van Beethoven si stupirebbe se vedesse le sue opere causa di diatribe infinite nelle aule dei tribunali, o di arresti di ragazzini con pene simili a quelle comminate a ladri, stupratori od omicidi.Ma niente paura: ché non saranno mai (o quasi mai) la Nona Sinfonia, o la sonata “Chiaro di luna”, a venire contese nella Top Ten dei download nel “peer to peer” giovanile. E, a prescindere dalla palese esagerazione che la legislazione vigente vuole comminare ai trasgressori di sì così grave reato quale è il copiare brani musicali senza passare per la SIAE, io mi chiedo se valga davvero la pena perdere tempo, denaro (… la connessione!) e rischio di macchia sulla fedina penale, per un hobby che non aggiunge poi tanto alla propria voglia di bearsi tra le note musicali (quanti di voi riusciranno mai ad ascoltare TUTTI i file della vostra collezione?) e che, pensandoci bene, lega anche i giovani pirati, pur animati dal sacrosanto (per loro) impulso di contrastare con le proprie azioni le “Major” musicali, nello stesso ingranaggio che fa di essi, assieme a produttori, fruitori paganti o musicomaniaci a sbafo, semplici “consumatori” di un bene musicale che oramai tanto bene non è. Un prodotto che seguendo le mode imposte e supinamente seguite diventa anch’esso “usa e getta” alla stregua di una maglietta o di un foulard colorato.

Nulla a che vedere, appunto, con i Beethoven i Brahms o i Liszt dei tempi andati; o, se si preferisce, con i gruppi rock e pop che fecero la storia del Sessantotto o giù di lì. E compatisco pure, a questo punto (salvo lodevoli eccezioni), gli stessi autori di così tanta musica “consumer”, consumata, sì, e gettata via dopo pochi mesi o un anno al massimo, per lasciar posto ad altre mode, altri motivi e altri quattrini per chi con questo commercio si arricchisce.

Come meteore luminose ma prive di luce propria, nel cielo stellato dei nostri sogni minacciati sì dalle tempeste di una limitazione di libertà, ma anche e soprattutto di un’omologazione che appiana le idee ed erode la cultura.
Quella vera, che oltrepassa i secoli e dovrebbe trasportare nel futuro non solo i tesori del passato ma anche la storia, le cronache e la bellezza intellettuale e creativa di noi umani di questa epoca.

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