Giorni fa mi è capitato di aprire di nuovo quell’importante raccolta di “memorie” che Raniero La Valle scrisse parecchi anni fa – Prima che l’amore finisca – di cui feci a suo tempo una recensione. E’stato un voler riprendere storia e storie della politica e spiritualità che accompagnarono, magari inconsciamente, il percorso della mia esistenza di giovane visionario. E l’arrivo del nuovo Papa accentuando la spinta per ricordare legami e ideali una volta profondi nella mente e nel cuore.
E così… tra gli intrecci degli intensi capitoli illustranti ruoli ed equilibri nella politica italiana del dopoguerra e oltre, e le vicende drammatiche intercorse in quegli anni ’70, ecco una storia che, pur impegnato nel disarmo nucleare, non avevo conosciuto, e oltretutto scoprendo essere stata tenuta nascosta ai più.
Ed ecco quel che leggo (pagg. 102 e 103 dal volume citato):
“In effetti, proprio nel momento del suo dichiarato esaurimento (è citata una dichiarazione di Berlinguer sull’”esaurimento della spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre”), quella tradizione ha avuto un sussulto di inatteso dinamismo, dando luogo a quel «nuovo pensiero politico» espresso dalla classe dirigente gorbacioviana, in cui si faceva appello non solo a una lettura finalmente critica e non dogmatica della tradizione comunista, ma anche ai valori della tradizione democratica della Rivoluzione francese e del costituzionalismo occidentale. E ha prodotto quella proposta straordinaria, che è stata la dichiarazione di Nuova Delhi sovietico-indiana del 27 novembre 1986, firmata da Gorbaciov insieme al primo ministro Rajiv Gandhi, dove la tradizione sovietica trovava la forza di un incontro con la tradizione politica e spirituale dell’India.”
E’ stata questa una grossa novità che se avesse avuto un seguito, chissà, avrebbe potuto dare percorsi diversi alle sorti del mondo, anche quello contemporaneo.
“Ne risultò un documento inaudito, in cui quella che era allora la seconda potenza militare e nucleare del mondo, insieme a uno dei maggiori Paesi del Terzo Mondo, non solo rilanciava una drastica proposta di disarmo nucleare, ma assumeva esplicitamente come progetto politico generale la non-violenza, intesa come compito da realizzare, e non semplicemente come utopia di anime belle.
In quel documento, non a caso ignorato in Occidente e ignoto anche al Partito Comunista italiano, venivano fissati in dieci punti i principi per la costruzione di un mondo «libero dalle armi nucleari e non-violento» ed era proclamato, come terzo di questi principi, che «la non-violenza deve essere alla base della convivenza umana»; e a partire da questa scelta radicale erano fatte discendere le proposte di disarmo, veniva tracciato un itinerario per uscire dal sistema di dominio e di guerra, ed era disegnata la prospettiva dell’edificazione di un mondo dove finalmente le grandi questioni coinvolgenti l’intera umanità – ivi comprese quelle della fame, della povertà, dei rischi ecologici.”
Da ricerche nel web ho trovato finalmente il testo di questo Statement. Scoprendo poi che già era stato citato su Peacelink.it in memoria di Gorbaciov padre della Perestroika, in un articolo di qualche anno fa. E riandando a questa pagina che a sua volta segnalava la sorgente originale del testo tradotto – nella rivista “Bozze” del gennaio 1987 – anche qua sottolineando che in Occidente la dichiarazione non fu resa pubblica.
Però… con i “se” e i “ma” non si cambia il tragitto dell’umanità… abbiamo ancora, e più di prima, da lavorare.