A Sant’Anna di Stazzema, il 25 aprile

Non di cronaca ma di riflessione. Quando la storia ci rimbalza, dalla memoria ai nuovi orrori.

Ha ancora senso la storia e il ricordo di quegli eventi di orrore che il secolo scorso ha seminato, cenni di libertà desiderata e conquistata ma già adesso corrosa e minacciata? Ha ancora senso ritornare in pellegrinaggio laico ai luoghi degli orrori, testimonianze e speranze mai concluse e anzi rimbalzate dalle visioni di morte e di possibile e forse imminente ecatombe che questo inizio di millennio sta di nuovo regalando?

Questo ed altri pensieri si affacciano qui a Sant’Anna di Stazzema, lungo il percorso che dal Parco della Pace sta portando all’ossario delle vittime di uno degli eccidi più cruenti che gli anni della Seconda guerra mondiale ha impresso alla Storia.

E’ difficile arrivare a percepire per intero, dalle immagini e dalle testimonianze raccolte e fissate lungo le pareti del museo, quanto accadde ottant’anni fa. Forse la ragione rigetta istintivamente l’idea stessa di istinto demoniaco animato ai carnefici, forse la visione in due dimensioni dei volti e dei luoghi non può bastare a fare immergere completamente – noi fortunati abitanti degli ultimi decenni – nello scenario di terrore e nella realtà di quei giorni, o forse non abbastanza.

E come altre volte e in altre occasioni, che purtroppo non mancano nella storia delle nostre terre, l’istinto di pace ripete ancora la frase di sempre, seppure con voce stanca e sfiduciata, quel mantra mai ascoltato, “mai più!”.

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Se saremo abbastanza fortunati…

Se questo conflitto finisce senza l’annientamento della nostra specie dovrebbe essere considerato come un’esperienza a un passo dalla morte su tutto il pianeta e il “Popolo delle Nazioni Unite” dovrebbe chiedere l’eliminazione totale delle armi nucleari nel più rapido modo umanamente possibile.

E’ riportata da Ira Helfand (membro del board di IPPNW) una riflessione, veramente significativa, di Earl Turcotte, un ex negoziatore canadese per il disarmo.

Se questo conflitto finisce senza l’annientamento della nostra specie, dovrebbe comunque essere considerato come un’esperienza a un passo dalla morte su tutto il pianeta, e il “Popolo delle Nazioni Unite” dovrebbe chiedere l’eliminazione totale delle armi nucleari nel più rapido modo umanamente possibile, così come l’istituzione di nuove misure di sicurezza comuni che ci avvicinino molto a una pace sostenibile in tutto il mondo”.

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Il nuovo Hibakusha

Una piccola notizia che passa in secondo piano, mentre commemoriamo il bombardamento di Hiroshima il 6 agosto di 76 anni fa. Una notizia silenziosa tra i media, che però ribalta l’anniversario al di là del solo ricordo storico e lo riporta ancora una volta alla sua concretezza.

Ma almeno questa volta, una notizia in positivo.

Ecco: un tribunale giapponese ha stabilito che le vittime della “pioggia nera” radioattiva che all’epoca vivevano al di fuori della zona di contaminazione ufficialmente riconosciuta, dovrebbero anch’esse venire incluse come “sopravvissuti” o “Hibakusha” ricevendo quindi gli stessi benefici statali. Un’alta corte di Hiroshima ha infatti riconosciuto, nella sua sentenza del 14 luglio 2021, che sono stati molti di più coloro che hanno sofferto a causa dell’esposizione alla “pioggia nera”, rispetto a quelle finora riconosciute come vittime.

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